La chiarifica viene spesso considerata una pratica obsoleta, sostituibile da tecnologie enologiche sofisticate e rispettose della qualità del vino. Questo è vero solo in parte perché, nelle situazioni più complesse, la chiarifica continua ad essere la soluzione più efficace per raggiungere la stabilità e il giusto equilibrio sensoriale. La scelta del chiarificante più adatto e l’utilizzo del suo corretto dosaggio sono ovviamente due passaggi fondamentali per essere certi di mantenere alta la qualità del vino.
La chiarifica viene effettuata per svariati scopi.
La torbidità è causata dalla presenza di solidi in sospensione,
che possono avere diverse origini:
I chiarificanti più efficaci per questa applicazione sono la gelatina, in particolare la gelatina ad alto peso molecolare, la colla di pesce e l’albumina d’uovo. La gelatina non è un unico prodotto con caratteristiche definite in modo preciso ma è una famiglia di prodotti che si
differenziano tra loro per peso molecolare, densità di carica e punto isoelettrico. Le gelatine ad alto peso molecolare sono le più efficaci per migliorare la limpidezza. La colla di pesce è un ottimo chiarificante anche quando usata da sola: non richiede l’uso combinato con altri chiarificanti come la bentonite e il sol di silice, a meno che non sia necessario accelerare la sedimentazione. Inoltre, la colla di pesce è poco
sensibile ai colloidi, per questo è consigliata per la chiarifica di vini ottenuti da uve botrytizzate e ricche in pectine neutre.
L’albumina d’uovo viene utilizzata principalmente per la chiarifica dei vini rossi perché rispetta la struttura del vino. A valori di pH superiori a 3,6 la sua carica si riduce notevolmente e di conseguenza diminuisce anche la sua efficacia.
Le proteine vegetali sono la scelta migliore nel caso si vogliano produrre vini vegetariani e vegani.
La filtrazione del vino può risultare difficile a causa della presenza di alcune particelle, visibili e invisibili. La rimozione delle particelle visibili che influenzano negativamente la filtrabilità del vino non è un grosso problema, basta effettuare una buona chiarifica illimpidente, come detto sopra, oppure direttamente una filtrazione, scegliendo il materiale filtrante più appropriato con porosità e superficie adeguate.
Le particelle invisibili, invece, sono il vero nemico della filtrazione. Una buona limpidezza viene spesso considerata sinonimo di filtrabilità, ma non è sempre così. Il vino è ricco di colloidi, particelle così piccole (dimensioni tra 1 nm e 1 μm) da risultare invisibili ma ugualmente in grado di interagire con le membrane di filtrazione e intasare i filtri. Quando si ha a che fare con un vino a ridotta torbidità ma con un alto indice di colmatazione, il problema nasce dai polisaccaridi, dalle proteine e dalla sostanza colorante in forma colloidale. In questo caso, la giusta preparazione del vino per la filtrazione, soprattutto nel caso di filtrazione tangenziale e microfiltrazione, prevede un trattamento preventivo di chiarifica per ridurre il contenuto di colloidi e prevenire l’intasamento delle membrane.
I chiarificanti possono essere utilizzati per rimuovere elementi che possono provocare la comparsa in bottiglia di torbidità, precipitato e difetti sensoriali, causando così la perdita di valore del vino e contestazioni da parte dei clienti. La scelta del chiarificante dipende dalla natura del fattore di instabilità da eliminare. La scelta del dosaggio richiede la realizzazione di prove di laboratorio e l’applicazione di test specifici per valutare l’esito del trattamento.
Per salvaguardare la salute dei consumatori, la legge impone dei limiti alla composizione del vino. Oggi sappiamo che l’ocratossina A (OTA) e le amine biogene possono essere presenti nel vino in quantità dannose per la salute umana. In un prossimo futuro potranno essere aggiunte nuove sostanze all’elenco dei composti pericolosi. I chiarificanti sono un aiuto nel ridurre il contenuto di queste sostanze e nel rispettare così i limiti di legge.
Oggigiorno, le imperfezioni organolettiche del vino possono essere corrette in modo poco invasivo con l‘aiuto di polisaccaridi di lievito e tannini. Tuttavia, nelle situazioni più gravi, la soluzione più efficace rimane la chiarifica.